“From above in space somebody looks at us ” – Raffaella Losapio ,Benjamin Shilling
La ricerca artistica del Novecento ha introdotto il concetto di spazio libero, fuori da ogni prospettiva.
Dalla seconda metà del secolo l’attraversamento dello spazio è entrato nella nostra vita, influenzando l’immaginario collettivo.
I voli spaziali hanno fornito informazioni su superfici lunari, sulle sue composizioni, sul sistema planetario, sostituendosi ad alcuni processi dell’immaginazione.
La navigazione nello spazio, l’introduzione di internet, la presenza nel cielo di satelliti artificiali accanto alle luci delle stelle, hanno mutato i procedimenti mentali. Il nuovo sistema fa parte del nostro quotidiano, avvolgendo nel mistero anche i piccoli atti della vita.
L’infinito è un corpo, uno spazio accessibile a pochi, popolato di nuovi eroi e personaggi, che sono i crociati, la congiunzione di tempi, di mondi, lontani da quelli in cui John Cage creava la sua musica riportando sul pentagramma la disposizione delle costellazioni.
L’espansione della ricerca scientifica e tecnologica ha un contrappunto nel mondo artistico contemporaneo, orientato in un rapporto concreto, vero su cui ri-costruire il mondo della creatività.
I cieli popolati di stazioni, astri naturali e artificiali guardano dall’alto l’umana operosità. Il dato reale per gli artisti Raffaella Losapio e Benjamin Shilling sono le navicelle spaziali, il vettore visibile che utilizza l’invisibile per raggiungere l’obiettivo.
Con rinnovato romanticismo, gli artisti attraversano lo spazio con i differenti strumenti della loro arte.
Benjamin Shilling con l’opera The Yuri Gagarin Contraband raccoglie e immagina le sensazioni, le paure e gli incubi di un viaggio nello spazio, cercando di avvicinarsi all’esperienza degli astronauti, ipotizzando la sensazione, partendo dalla personale esperienza di un giro intorno al mondo in aereo.
Autore di componimenti poetici e musicali, Benjamin Shilling nella sua musica non ipotizza suoni spaziali, cerca di raggiungere la musica della risonanza interiore del viaggio.
Gli accordi hanno una vibrazione metallica su cui si adagia la recitazione poetica sul prolungamento della giornata, sulla sua corrispondenza epistolare (In owe of my postcard from space) o sullo scambio di informazioni dallo spazio (Now it feels new).
Il poeta musicista supera la soglia di spettatore degli eventi e realizza con la sua opera una “singolarità multipla”, una condivisione, una partecipazione nell’itinerario spaziale.
Raffaella Losapio consacra la sua arte al dialogo con lo spirito dei tempi e della ricerca artistica e scientifica con un impegno che ha due direzioni: segue gli eventi e le attività artistiche che si svolgono nel mondo, combinando il tutto all’interno della sua vita e della rivista online 1F Mediaproject da lei fondata; con la partecipazione agli eventi del mondo ha orientato la sua arte multimediale alla creazione di una mitologia moderna.
Le sue opere ritraggono gli astronauti, che sono le vere icone dello spazio, e le navicelle spaziali, che sono il vettore per superare il limite. I suoi cieli, i paesaggi astrali sono tra l’astrazione e la figurazione.
L’artista lavora sull’estremo, come l’artista della monocromia bianca è sempre sulla soglia di un divenire altro.
L’allunaggio è un forte segno nella generazione del secondo Novecento: è il punto di partenza di un nuovo linguaggio con un reale concetto di spazio infinito. Il primo astronauta, con la vocazione eroica e concreta dell’oltre, è la musa ispiratrice di un genere fantascientifico, di personaggi come Mazinga, che hanno mutato il rapporto uomo-macchina. Le prime opere di Raffaella Losapio (Post Human, Life on Mars, Perceptions of Space, Space walk, Astro.net, tutti del 2004) segnano, racchiudono, indicano il percorso impaginato poi in una narrazione compatta dell’epica contemporanea. L’artista interviene sulle immagini catturate dalle documentazioni sparse sui siti NASA rielaborandole con la sua ricerca di luce e vibrazione di linea. Avendo riflettuto sul corpo del motore di auto come le Ferrari, quindi su un’idea di velocità aderente alla terra, Raffaella Losapio è passata a confrontarsi con la propulsione spaziale: ha dovuto immaginarne la differente intensità e la diversa risonanza visiva.
Il ciclo di opere Dal cielo ci guardano, in omaggio al titolo dell’evento, mostra l’astronave che estende le parti laterali quasi a creare un mantello protettivo sulla terra, fondendo suggestioni di arte sacra e proiezione nel futuro. Sulle superfici siderali proposte dall’artista, l’astronauta o le navicelle sono sorgenti di luce disposte con sapienza, concettualmente, nell’immaginario spaziale. Ed io penso alla meravigliosa corrispondenza tra il colore argenteo della tuta, della navicella e il concetto di bianco, come rappresentazione dell’infinito.
Testo di Vittoria Biasi
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