mag 302023
 

dal 5 al 23 giugno 2023

Ci sono due aspetti nell’opera di Olivier Marty (Parigi, 1961): da una parte la diretta immersione nel paesaggio attraverso un’intensa pratica artistica. Dall’altro la ricerca di evocazioni pittoriche libere e astratte nel suo atelier di Ivry-sur-Seine, vicino Parigi.

 

I paesaggi fonte variano a secondo delle opportunità di viaggio e residenze: città, campagna, periferie o aeree industriali. Viaggi in treno o in macchina e lunghe passeggiate sono parte della scoperta. Una volta raccolte, sensazioni e osservazioni vengono registrate in numerosi e rapidi schizzi, piccoli dipinti, fotografie e video. In un secondo momento, il gesto rallenta per diventare più preciso o accelera per produrre una versione radicale.

 

Tele e carte lentamente rivendicano la propria autonomia nello studio. La loro priorità è quella di trasmettere una sensazione di spazialità. Questo può avvenire attraverso il ritiro del bianco o al contrario attraverso accumuli di interventi di colore, fino a saturare la superficie. C’è sempre, comunque, una tensione tra pieno e vuoto, un gioco in cui i confini aiutano a indovinare ciò che è lasciato fuori. C’è la ricerca di ritmo, di una struttura flessibile e di musicalità. Un respiro alla fine rimanda ai paesaggi ciò che si era inizialmente allontanato.

 

Per la mostra ad AOC F58, Olivier Marty presenterà diversi aspetti della sua opera grafica e pittorica “nel paesaggio”. Li metterà in tensione con una serie di disegni delle sue mani, frutto di  un tentativo intimo e notturno, che ha avuto inizio durante il primo lockdown Covid e continua ancora oggi.

 

Olivier Marty è rappresentato dalla galleria Univer (Parigi) e dalla galleria Le domaine perdu (Meyrals, Francia). Insegna alla École Nationale Supérieure de Paysage (Ensp) a Versailles, dove dirige il dipartimento di Arte.