a cura di Diletta Borromeo
dal 7 al 25 febbraio 2022 – Presentazione del lavoro della residenza 3 marzo ore 18.00
Lo studio sarà aperto al pubblico dal lunedì al venerdì dalle ore 17 alle 19.30.
“Mi piace molto l’irruzione del fantastico, del senso di meraviglia, rispetto alla realtà.” DVZ
Un instancabile fluire di immagini finirà per occupare lo spazio di AOCF58. I collage di Daniele Villa Zorn, prodotti nel periodo in cui la galleria diverrà il suo studio diurno – “Quasi una residenza” – portano con sé una rivelazione vissuta nel momento in cui si forma. Brani di fotografie si mescolano e si ricompongono fino a sedimentarsi in immagini. Il fulcro del lavoro è l’individuazione di un’epifania che riproduce uno stato d’animo e dopo aver preso corpo si rigenera di continuo, attraverso un processo che non vuol mostrare gli originali come opere compiute ma piuttosto come matrici, impronte di una formatura da cui possono scaturire, “come in fotografia, altre emanazioni, altre declinazioni”, afferma l’artista.
Ciò significa che una volta creato un collage, una sorta di irradiamento di quell’immagine si propagherà attraverso la produzione di stampe con differenti tecniche e utilizzi, su carte diverse per pubblicazioni, poster e illustrazioni, proprio come accade a una fotografia. “E’ un work in progress di scoperta che fa proprio parte del mio approccio – racconta. Porterò tanti materiali diversi e vedrò se durante la permanenza succederà qualcosa che mi condurrà a cambiare direzione. Da un lato mi piace che ci sia una dimensione circoscritta, in cui l’elemento provvisorio, temporaneo, della residenza, diventi la cornice per poter osare un po’ di più liberandomi, senza sentire il peso di un lavoro definitivamente compiuto. Potrei anche affermare che sono quasi ossessionato dall’idea di processualità.” Il percorso dei collage nasce come “un gioco personale, un’espressione privata di riflessioni sulla composizione, sul potere delle immagini.” Crea così una possibile mappa delle combinazioni, valuta la tecnica e il suo essere autodidatta che gli concede “un’affezione diversa”, con meno ragionamento e più istinto. Lavora in maniera minimale, con una sorta di montaggio analogico su fotografie tratte per lo più da guide turistiche che hanno per oggetto la natura.
Un giorno Daniele vuol dirmi quale fosse la sua visione da ragazzo, riguardo al cercare e scovare un’immagine fra tutte per cogliere un senso: giganteschi mucchi di fotografie e una mano che dall’interno emerge stringendone una sola. Tutto ciò rappresenta il suo metodo istintivo, che lascia spazio alla libertà e forse anche al caso, malgrado le possibilità combinatorie con due frammenti siano comunque limitate, a prescindere dal numero dei materiali a disposizione, mentre la cesura fra i due pezzi di carta si manifesta come fondamento della composizione, anche per la sua drammaticità evocativa.
Ma la suggestione giovanile rimanda oltretutto al lavoro di Daniele Villa Zorn nell’ambito del cinema, quasi fosse un innesco tra sequenze e montaggio che lo ha guidato verso l’ulteriore passaggio al collage, consapevole del diverso medium e di conseguenza del diverso messaggio delle immagini sovrapposte sulla carta anziché in pellicola. In alcune circostanze, a partire dal 2012 mette in atto la performance Synchronotopy, che evidenzia il carattere processuale dei collage. Si tratta di una improvvisazione in cui le associazioni dei frammenti si trasformano mano a mano in collage, filmati e proiettati a parete, in condivisione e in stretto dialogo con la musica del polistrumentista Aleksandar Caric Zar, che sarà presente all’inaugurazione per eseguire la performance Synchronotopy – on the Hill, appositamente realizzata per l’occasione.
Si intuisce così che i collage, la performance, ma anche i materiali e le diverse stampe fotografiche, nonché una bibliografia di ispirazione che l’artista ha recentemente esposto nella libreria Leporello, sono il contesto del lavoro, fanno parte di un tutto.
A questo divenire di immagini appartiene infatti un successivo elemento che si concretizzerà e verrà presentato al termine della residenza, ossia un photobook nella versione dummy, un libro rimasto allo stadio precedente all’andare in stampa e senza copie limitate. Come spiega l’artista, “a mio parere ha molto a che fare con il pre-montato di un film, presentare un dummy equivale a ciò che si fa per una cerchia ristretta. E’ utile e bello poterlo mostrare a questo livello di elaborazione e aprirsi a uno scambio. E’ un libro pensato per il piacere di proporre una narrazione.”
Daniele Villa Zorn
è un artista visivo e performer nato a Roma, dove vive e lavora, nel 1973.
Formatosi in ambito cinematografico, ha collaborato con le case editrici Ubulibri e Faber and Faber, curando pubblicazioni incentrate sul dialogo con cineasti come Otar Ioseliani, Takeshi Kitano e Terrence Malick; è stato inoltre autore e produttore di documentari di creazione con la casa di produzione e factory artistica Citrullo International, di cui è stato cofondatore.
L’attività performativa abbraccia principalmente una serie di performance character driven, con una saga (senza titolo) incentrata su una misteriosa figura mascherata in blu e il live-collage con Synchronotopy, quest’ultimo in solitaria o con il musicista serbo Aleksandar Caric Zar.
Come artista visivo si esprime prevalentemente con la tecnica del collage.
Tra i progetti più recenti, nel 2019 realizza per il centro culturale MADE A.C. di Mazatlan, in Messico il progetto ‘Inconsolable’, con il patrocinio dell’Istituto di Cultura Italiano di Città del Messico e il sostegno di PAC.
Nel 2021 realizza, con la cura di Chiara Capodici, il progetto The Divine Tourist per Leporello photobooks et al..
instagram: daniele_villa_zorn