dic 192022
 

dal 23 gennaio al 11 febbraio

Michele Zaffarano : PERIODO IPOTETICO

a cura di Pasquale Polidori

in collaborazione con DEPOSITO SOLVENTI: una specie di archivio

 

La mostra comprende un nucleo di opere che trovano origine comune in un testo inedito di Zaffarano — Periodo ipotetico (centoventi più centoventi frasi quasi uguali) — il quale a sua volta si incentra sulla cruda ripetizione formale di un’unica matrice sintattica, estremamente semplice e destinata a generare sia il testo e sia la materia plastica che di quel testo espone i ribaltamenti e i riverberi sotto aspetti non più, o non solo, verbali.

Il periodo ipotetico di cui parla il titolo, è quello che in grammatica si definisce «della realtà», secondo uno spirito teorico che, accordando una facile fiducia alla retorica, assicura il nostro senso della realtà a un doppio ancoraggio: da un lato, la descrizione dei fatti, ossia il modo indicativo in cui si esprime la premessa; dall’altro, la scelta obbligata del da farsi, l’ubbidienza alle istruzioni, la ragionevolezza pratica di comportamenti logici poiché inevitabili, cioè il verbo all’imperativo, modo della conseguenza. È evidentemente implicita, in questa classica definizione da lezione scolastica, la totale linguisticità del dato reale, puro effetto di resoconti e connessioni verbali; al punto che ciò che di tangibile sfugge a tali coordinate, è anche detto ‘sublime’; e il sublime, come il niente, non è abbastanza per la realtà; oppure, lì dove l’esperienza supera il pensiero, il sublime sarà troppo per la realtà.

Fra il niente e il troppo delle cose, in un serraglio da cui è apertamente bandito ciò che non è lessicalizzabile, è costruito il testo-operazione di Zaffarano — l’operazione essendo quella di radicalizzare all’estremo la misura retorica di quel che si definisce reale. Partendo dalla frase «Se non ti piace (sostantivo), cambia (sostantivo)», Zaffarano ne declina duecentoquaranta versioni, ottenute per sostituzione del solo sostantivo con diversi attori lessicali, dei quali non si scorge un singolo criterio selettivo, ma che anzi mescolano caratteri astratti e concreti; ambiti tecnici e morali, politici e psicologici; e differenti pesi semantici, che in certi casi calcano il

tono della scontatezza pubblicitaria, e in altri raggiungono la gravità di una intuibile, ma mai provata, trama ideologica, svolta per tipi concettuali. Nell’espansione indefinita di questo specifico esemplare di realtà — le frasi sono centoventi più centoventi, ma il meccanismo generativo ne lascia presupporre un’infinità in potenza — troviamo: la diplomazia, la volontà, il resto, il minimalismo, lo scarto, la complicazione, il sindacato, l’economia, la struttura, la turbolenza, …, la forza, la figura, la mistica, l’ora, il collezionismo, la pagina, l’ideologia, la parola, il mistero, il paragone, …, il governo, l’ambiente, la locuzione, la trascendenza, il rimedio, il valore, il modo, la frusta, eccetera.

Fin qui il testo o, possiamo dire, la realtà per definizione. Poi, la lettura del testo, che in modo sorprendente oppone, alla dinamica retorica della realtà, la qualità muta e statica dell’installazione concepita da Zaffarano come medium di trasmissione del testo. Questa lettura ha assunto la natura composita delle opere che ora si situano nello spazio espositivo di Periodo ipotetico; le quali, di quel testo, costituiscono non tanto l’interpretazione o la messa in scena del senso, quanto il tentativo di smarrirne la credibilità verbale in favore di un costrutto plastico potentemente critico, al punto da pervenire a una totale trasparenza del testo e inservibilità del reale che in esso si definisce: una trasmissione che fa cadere il senso per disorientamento. L’incisione su vinile della voce dell’autore, intento a una enunciazione monocorde delle frasi che compongono il testo, si interseca infatti con un piano pittorico stabilito da un video e da un dittico fotografico. Nel video si assiste a una serie di studi lenti e molto ravvicinati del corpo nudo dell’autore, che per ore è rimasto seduto in pose statiche — ispirate all’immobilità straniante delle figure che compaiono in Bagnanti ad Asnières di Georges Seurat — ripreso rasente la pelle, e con una definizione che eccede quella dello sguardo umano, dalla telecamera di Angelo Marotta, che ha curato la cinematografia. La narratività esangue di queste inquadrature analitiche, contrasta con le due immagini fotografiche che inquadrano, in momenti successivi e dalla distanza imprecisata di un cannocchiale, due persone in barca su un lago.

La lettura del testo così spartita — tra la voce del disco, la figura umana ferma e muta, e le due foto che hanno l’aria di un avanzo di storia negata — si chiude con una dichiarazione teorica dell’autore in forma di asciutta parabola poetica, che immette nello spazio il dubbio di una questione filosofica, ispirata a Platone e a Diogene il Cinico, e alla dialettica tra discorso e gesto, e tra sistema e rivolta. Il risultato di una tale lettura non è il potenziamento di un eventuale carattere magnetico della parola, né una chiarificazione materiale dei contenuti del testo, per altro chiarissimi di per sé, ma invece la desiderata sottomissione di quel testo a una logica che gli è aliena — la logica degli sguardi soggettivi e delle apparenze quasi inespressive — capace di scoprire, del testo, potere e insufficienza.

 

Opere esposte

 

Michele Zaffarano, Periodo ipotetico (Centoventi più centoventi frasi quasi uguali), 2022, testo.

Michele Zaffarano, Periodo Ipotetico (Ad Anna), 2022, vinile 33 giri, 19’34’’, 20’06’’, registrato presso lo studio LUMI Lab edizioni musicali Roma, grazie a Michele Sganga, prodotto da Pasquale Polidori per Deposito solventi

Michele Zaffarano, Periodo Ipotetico, 2022, video, 57’30’’, pose statiche: Michele Zaffarano, cinematografia: Angelo Marotta, montaggio: Michele Zaffarano e Pasquale Polidori, prodotto da Pasquale Polidori per Deposito solventi

Michele Zaffarano, Senza titolo (Se non ti piace la vita), 2020, 2 fotografie, stampe ink jet fine art su carta cotone matte, 30 x 22,5 cm circa, Laboratorio Fotogramma 24 Roma

Michele Zaffarano, Senza titolo (Poetica in versi), 2014, testo in italiano e in traduzione inglese, tradotto da Mary Desmond, stampa digitale su carta, 2 fogli 29,7×21 cm

 

 

 

La mostra di Michele Zaffarano contribuisce a Specific Reading Conditions, il percorso operativo elaborato da Michele Zaffarano, Luciano Neri e Pasquale Polidori con l’intento di esplorare i significati, i modi e le possibilità effettive della lettura d’autore (il reading letterario) oggi.

Il titolo, che proviene da un manifesto di Ulises Carrión, indica e comprende due reading — basati su testi di Zaffarano e Neri, e realizzati in collaborazione con Polidori — che evadono dalle condizioni definite della lettura eseguita in pubblico da un autore, forzandone le dimensioni consuete, e aprendosi a esperienze di lettura che si svolgono nell’arco di un anno quasi, eseguite non solo dagli autori, in spazi pubblici e privati, perdendo le coordinate di inizio e di fine, variando la durata, il mezzo e la modalità esecutiva, e arrivando paradossalmente anche all’assenza di un pubblico.

Specific Reading Conditions è un progetto reso possibile dalla collaborazione tra DEPOSITO SOLVENTI, AOCF58 – Galleria BRUNO LISI e la Biblioteca di Lingue e letterature straniere moderne della Sapienza Università di Roma.

 

Altri appuntamenti in programma:

dal 18 febbraio al 4 marzo
Luciano Neri + Pasquale Polidori + Laboratorio Autoreverse, READING AUTOREVERSE, con Alessia Cipro, Chiara Dragone, Claudia Fabi, Alice Granata, Sonja Ilic
AOCF58 – Galleria BRUNO LISI, via Flaminia 58 Roma

 

17 febbraio
POMERIGGIO SPECIFIC READING CONDITIONS — Un tè in biblioteca, con Carmen Gallo, Luciano Neri, Gian Luca Picconi, Cesare Pietroiusti, Chiara Portesine, Irene Ranzato, Luigi Severi, Antonio Syxty e altri. A cura di Pasquale Polidori e Michele Zaffarano.
Biblioteca di Lingue e letterature straniere moderne, Sapienza Università di Roma, edificio Marco Polo, 2° piano, Circonvallazione Tiburtina, 4 Roma

 

Grazie a: Enrico Colantoni, Angelo Marotta, Michele Sganga, Lumi edizioni musicali Roma, Bibliotèq Tea Shop Roma, Tic Edizioni.

 

nov 102022
 

19 novembre  – 22 dicembre 2022

in collaborazione con  Galleria Tiziana di Caro, Piazzetta Nilo, 7 - Napoli

Simona Weller : Memorie dal passato

 

 

La mostra si compone di una serie di acquerelli su carta realizzati dall’artista a partire dal 2007. Il tema del “dipingere con le parole” ha connotato la sua ricerca fin dall’inizio, diversificandosi per stile a seconda del periodo.

Le parole sono scelte per la loro brevità e il loro particolare contorno, ma la natura di questi lavori ha una radice molto intima. Essi infatti sono legati a suggestioni nate dal ricordo di esperienze  familiari. Osservando i quaderni dei suoi figli Weller ne coglie la bellezza estetica, l’innocenza, la purezza e ne prende atto realizzando a sua volta delle carte organizzate proprio come quelle pagine scritte dai suoi bambini. L’artista ricorda il tratto della scrittura infantile facendo una riflessione non sul segno bensì sulla struttura dell’insieme, sull’aspetto formale del complesso delle parole che si distribuiscono sul foglio bianco. Alcuni dei versi che scrive sono inediti, altri di poeti come Giuseppe Ungaretti, del quale cita alcuni versi presi dal ciclo “Allegria di naufragi”. In queste opere Weller disegna le righe proprio come in un quaderno; queste la aiutano a disegnare  le parole, gli scarabocchi, i segni, e gli elementi di una scrittura elementare che distribuiti sul foglio rimandano ai quaderni che ognuno di noi ha scritto da bambino.

L’essenzialità dell’aspetto formale è enfatizzata dall’intensità del contenuto lirico in una composizione che non è semplicemente da guardare, ma anche da leggere. Alla riflessione poetica, si affianca quella diaristica, ma anche l’elemento esistenziale attraversa queste carte definendosi con grande semplicità e al contempo altrettanta efficacia.

 

Simona Weller è una pittrice nata a Roma nel 1940. Vive e lavora a Calcata (VT). La sua ricerca pittorica è da sempre affiancata da scrittura sia saggistica che letteraria.

Si diploma all’Accademia di Belle Arti con Ferruccio Ferrazzi e Mario Mafai. Dagli anni Sessanta si dedica assiduamente alla pittura e alla scrittura. Nel 1970 comincia ad insegnare discipline pittoriche.

Nel 1973 esordisce alla Quadriennale di Roma con grandi tele di pittura-scrittura. Nel 1976 pubblica il primo saggio italiano sulle artiste del XX secolo con il titolo: Il Complesso di Michelangelo.

Nel 1978 è invitata alla Biennale di Venezia e alla Biennale di San Paolo del Brasile. Tra le mostre più recenti ricordiamo: nel 2017, Magma, Body and Words in Italian and Lithuanian Women’s Art from 1965 to the Present, nel 2018, Il soggetto Imprevisto. 1978, Arte e Femminismo in Italia”, ai Frigoriferi Milanesi, nel 2022 “Ri-Materializzazione del Linguaggio, 1978-2022” alla Fondazione Antonio Dalle Nogare di Bolzano.