feb 012018
 

MASSIMO MARTINI: Passa la nave mia colma d’oblio

Lunedi 12 febbraio/Venerdì 2 marzo

 

A cura di Grau.2 : in occasione della presentazione del libro in e-book: RISCRIVERE

La mostra prende lo spunto dall’uscita di un nuovo volume della collana Grau.2, collana di e-book in self publishing promossa dai componenti dello studio Grau di Roma. Il titolo è Riscrivere. Proprio da questo riscrivere prende le mosse la mostra che assume come suo titolo un verso del Petrarca, l’incipit di una sua poesia: Passa la nave mia colma d’oblio. C’è quindi una nave che passa, perché il libro racconta di sogni, di progetti, di sconfitte. Ma c’è anche l’oblio, tanto oblio, in parte dovuto allo sfiorire del tempo, in parte dovuto alla delusione provata dopo averlo osservato questo tempo, in parte dovuto all’intensità del dolore innescato da taluni fatti, utili ormai solo ad essere null’altro che spazzatura. Sì, ci sono anche dei buoni risultati, delle belle immagini da esibire ma, al saldo, manca sempre qualcosa per dirsi appagati (se non dentro impossibili e intollerabili ego ipertofici).

Tutta la mostra è quindi polarizzata su quanto, da uno schermo che proietta in sequenza l’e-book dell’autore, possa trasmigrare nello spazio e sulle pareti della galleria, facendo uso di alcune modalità concettuali in grado di dire molto con poco. In tal senso si riportano qui alcune parole dell’incipit del libro che un poco possono spiegare la complessità sia del ricordare, che del ricordare per riscrivere. “… non è una autobiografia, né una esposizione cronologica di progetti, neanche una descrizione circostanziata di cosa sia successo, nei vari luoghi, a proposito della strana professione di uno strano architetto…è una sequenza di ventisei brevi racconti, chiusi in sé e indipendenti l’uno dall’altro, per quanto appartenenti alla stessa vita, quella dell’autore. Ci sono a scorrere anche le parole, poche, via via come sussurrate dentro un dire e non dire che non è scrittura ma semplice soliloquio. Queste parole non spiegano le immagini (su cui hanno il privilegio di scorrere in piena libertà). Piuttosto cercano di dire quel poco e quel tanto, come in un tranquillo scambio di idee con il lettore, questo sconosciuto…” 

 

nov 062017
 

27 novembre/8 dicembre 2017

A  cura di:  Grau.2

Roberto Mariotti, architetto nonché uno dei componenti, fin dal 1964, dello studio Grau di Roma, espone in questa mostra una serie di disegni facenti parte del libro All’ombra del disegno, edito nella collana Grau.2 nel 2016. Questa collana, unitamente alle mostre personali presso la galleria AOCF58 di Roma, vuole testimoniare l’attività dei singoli architetti (e anche di amici artisti) lungo oltre 50 anni di progettazione, andando ben oltre la fatidica data del 1980, quando il gruppo fu invitato alla Prima Biennale di Architettura, The Presence of the Past, alla Biennale di Venezia.

Dice Mariotti in un recente articolo: “Ho sempre cercato di convivere con due esigenze diverse, contrastanti fra loro ma destinate pur sempre a un accordo. La prima esigenza è quella di rispettare, nel progetto, la inscindibilità tra concetto, disegno e forma. La seconda è quella di far vivere queste mie idee, fin dal loro nascere, in contesti (urbani o naturalistici), che dell’idea fossero non lo sfondo, bensì il luogo della misura. E se, come ovvio, non ero io a scegliere il contesto, mai ho inteso viverlo come un nemico, un freno alla mia opera”.

 

E ancora l’autore a proposito del suo disegno: “… tutti sembrano avere il problema della rappresentazione. Ora io quel problema non ce l’ho, per il semplice fatto che per me tutto è disegno, tutto significa.  … E se devo dare una definizione sintetica di me, al di là di quella predisposizione al disegno che tutti mi riconoscono, mi sento di dire che la mia natura ama immaginare dentro la conquista di una proporzione (fosse anche un semplice equilibrio fra le parti).

In questa linea di estrema libertà dentro il rapporto, spesso conflittuale, fra disegno e architettura, nasce una mostra che non è la rappresentazione di progetti significativi, ma il rincorrersi di segni, da un disegno all’altro. Dentro il risplendere di una miriade di formati e tecniche che portano in primo piano quell’artigianalità del fare quotidiano dentro cui l’autore ama sentirsi e, soprattutto, essere percepito dagli altri.