apr 012018
 

 

17 maggio/1 giugno 2018

Dopo quattro anni, Jacopo Benci torna a esporre a Roma con una serie di opere inedite, legate alla scrittrice brasiliana Clarice Lispector. Artista che lavora con vari media fra cui video, fotografia, performance e installazione, studioso dei rapporti fra cinema, arte, spazio urbano in Michelangelo Antonioni, Pier Paolo Pasolini e Luigi Ghirri, conoscitore della scena artistica britannica e musicista, Benci è capace di coltivare per anni letture e interessi attorno a un tema, che poi carsicamente riaffiora nella sua produzione. Anche Clarice Lispector è una frequentazione di lunga data, legata al precedente lavoro di Benci attorno al pensiero di Hélène Cixous (che da Lispector è stata profondamente influenzata).

La mostra, che comprende un video e una serie di stampe digitali, ruota attorno alla tensione fra immagine in movimento e immobilità: quest’ultima ottenuta scegliendo delle inquadrature nel fluire indistinto delle riprese video. Le stampe digitali sono infatti dei fermi-immagine tratti dal video in mostra e colgono attimi che l’occhio quasi non percepisce, passaggi minimi fra due gesti o momenti.

Il video È là che io vado (2016) si concentra sul movimento di un’acrobata, la cui voce fuori campo enuncia alcuni passi dall’omonimo testo di Lispector (1974), scelti e ricombinati da Benci. La videocamera segue, alternativamente, la performer e la sua ombra gettata sulle assi di legno del pavimento. Una sorta di gioco visivo, tra la gravità che domina l’allenamento e la dimensione aerea e immateriale dell’ombra: quest’ultima in particolare evoca una serie di rimandi a figure angeliche, all’Ariel shakespeariano, ai teatri delle ombre, alla ricca fenomenologia dell’installazione multimediale. (www.jacopobenci.com).

 

 

mar 052018
 

12/30 marzo 2018

A  cura di:  Grau.2

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Il libro Attraverso la materia si inserisce a pieno titolo nella serie di libri d’autore che la collana Grau.2 va promuovendo lì dove un artista sia interessato a farlo. Cosa si intende per libro d’autore, almeno in questo caso? Si intende un procedere libero delle opere, dentro un cammino che non vuole fissare bandierine nello scandire scientifico (e di mercato) della storia dell’arte, piuttosto favorire il loro contaminarsi nei ricordi sfumati dell’artista, negli incroci con i segni e il fare di discipline affini. Il passe par tout di questa vera e propria trasfigurazione della materia d’autore è da individuarsi nello studio-museo di Enzo Rosato dove, in una sorta di tempo senza tempo dell’artista, le sue opere stanno senza imbarazzo, quasi provocatorie, le une vicine alle altre, siano esse degli anni sessanta o di mezzo secolo dopo. Questa scena perenne, sostenuta dalla filosofia dello studio aperto,  richiama  l’attenzione dei visitatori, li induce a sostare, chiedere, fare paragoni, commentare… poi magari a fotografare come accade spesso con Patrizia Nicolosi, per altro sua complice d’arte dentro l’AOC. Ebbene lo scultore, l’autore del libro, dice a stesso: allora facciamo una panoramica trasversale su tutto il mio lavoro e facciamola immergendo gli oggetti (non tutti ma certo gli attori principali) proprio in quella nebbia fotografica che ha innescato la curiosità e il perché di una rivisitazione.  Prendendosi dei rischi, ma cercando curioso un altro senso fra i tanti che lui continua a elaborare nella frequenza quotidiana di quello spazio sacro. I materiali d’epoca vagano benissimo in questo mare e mescolate alle parole di una calma autobiografia. In un clima che non elenca i successi, piuttosto indugia a chiedere al lettore: ma lo sai come si ottiene quell’effetto di marmorizzazione? La sai la differenza fra smaltato e invetriato? Lo vorresti sapere? Allora siediti che ti dico, perché questa è la mia maniera di vedere la vita.

 

        

 

Biografia

Enzo Rosato nasce nel 1940 a Grottaglie,  uno dei più noti centri della ceramica di tradizione in Italia. Qui cresce, studia e comincia a fare apprendistato nelle varie botteghe. A diciassette anni si trasferisce a Roma dove, prima ancora di diplomarsi, diviene uno dei collaboratori di Leoncillo. I primi anni nella capitale sono molto importanti perché Enzo Rosato, anche se giovanissimo, già possiede sia una manualità esperta,  che tutte le tecniche del fare ceramica. Questo suo essere, unito all’accelerazione che viene dal sodalizio con Leoncillo, lo porta con facilità a fare gruppo con altri giovani artisti, creare un suo studio, allargare il campo delle collaborazioni ad altri professionisti del settore. Quindi fare concorsi, spesso vincerli, ricevere incarichi da enti come l’Enapi, divenire esso stesso professore, fare mostre e avere presentazioni da parte di critici militanti. Dal 1965 stabilisce lo studio a via Flaminia 58 dove, assieme ad altri artisti, fonda l’associazione AOCF58 che, nel gestire in proprio uno spazio-galleria, diviene nel tempo uno dei centri del fare arte più seri e accreditati della città. Nell’ambito dei rapporti con gli attori della scena romana, spicca quello con gli architetti dello studio Grau, in un clima di sperimentazione che trova il suo apice nella partecipazione comune alla Biennale di Venezia The Presence of the Past del 1980, poi anche nelle edizioni di Parigi e S. Francisco. Nel 1983, con la mostra Storie di vasi e terre cotte alla Temple University di Roma la figura di Rosato trova una sua consacrazione, anche nel legame con il Grau. Nel 2005 tale rapporto si rinnova al Centre Pompidou di Parigi sia con la donazione di opere ai suoi archivi, sia con la partecipazione alla mostra La Tendenza. Dal 1992 insegna presso la Scuola della Medaglia… dove porta il sapere di chi fa modellato e le tecniche del fare artigiano

 

Enzo Rosato: Through the Matter

12 – 30 MARCH 2018

Edited by: Grau.2

The book Through the Matter is part of the author book series that Grau.2 is promoting, when an artist is interested in doing it. How is an artist book defined in this book series? It means a free continuum of works, in a system which doesn’t want to pinpoint any scientific (or marketing) phase in the history of art, but rather promotes their contamination in the artist’s remembrances, in the intersection between signs and practices of other related disciplines. The passepartout of this actual transfiguration of the author’s matter can be detected in the atelier/museum of Enzo Rosato where, in a sort of timeless dimension of the artist, his works, from the 60s to the new century. stand next to one another, without any awe and nearly provocative. This permanent scene sustained by the philosophy of the open study, induces the visitors to stand and observe, make comparisons and comments and maybe even take pictures, as it happens with Patrizia Nicolosi, Rosato’s artistic partner at AOC. The sculptor and book author tells himself: let’s take a wide overview of all my works and let’s do it by plunging the objects (not all of them, but certainly the key actors) into that photographic daze which triggered our curiosity and the reason for a reinterpretation. Taking some risks, but looking with curiosity for a new meaning among the many that he creates daily in that sacred space. Old materials roam freely in this sea of images along with the words of a calm autobiography. In a space that doesn’t make a list of achievements, but rather lingers to ask the reader: Do you know how this marbled effect is obtained? Do you know the difference between glaze and polish? Would you like to know? The sit down and I will tell you, because this is how I see life.