feb 042020
 

 

 

 

                                    

 

dal 10 al 28 febbraio  2020

A cura  di   Camilla Boemio

Testi critici  di Camilla Boemio e Helaine Glick.

FAST  è la prima mostra in Europa dell’artista americano MarcTrujillo.

I dipinti di Trujillo ritraggono scene quotidiane che avvengono nei non luoghi per eccellenza: i ristoranti fast food, i corridoi dei grandi magazzini, i lunghi corridoi terminali degli aeroporti. Le scene sono straordinariamente insignificanti. Nella loro natura onnipresente, i dipinti presentano un anti-luogo: scene che si riferiscono non a un luogo specifico, ma a tableau sorprendentemente simili che si svolgono ogni giorno nelle comunità in tutta l’America. Mentre Trujillo modella i suoi dipinti seguendo luoghi specifici, di solito nell’area di Los Angeles, le sue scene appaiono sorprendentemente simili alle relazioni degli spettatori con il commercio locale. I suoi dipinti criticano un segno distintivo del capitalismo moderno; che mira a ricreare esperienze commerciali identiche in tutta la nazione; fino ad omologare l’estero rendendolo un’estensione di una periferia Americana.

La mostra è composta dalla serie Drive-Thru Paintings e dai lavori della serie Combo, nella quale i sono ritratti i vassoi con gli alimenti.

 

La mostra è stata possibile grazie al supporto della Winfield Gallery, di Carmel by the Sea in California.

 

Marc Trujillo è nato ad Albuquerque, nel New Mexico, nel 1966, e vive a Los Angeles da molti anni, Trujillo insegna al Santa Monica College. Ha ricevuto il suo B.A. nel 1991 presso l’Università del Texas ad Austin e il suo M.F.A. nel 1994 dalla Yale University School of Art, dove ha ricevuto il premio Ely Harwood Schless Memorial Fund e l’Ellen Battell Stoeckel Trust Fellowship.

Nel 2001, Trujillo ha ricevuto il Louis Comfort Tiffany Foundation Award e nel 2008 ha ricevuto il Rosenthal Family Foundation Award in Art dall’American Academy of Arts and Letters.

Trujillo ha avuto numerose ed importanti mostre  sia sulla costa Atlantica che sulla costa del Pacifico degli Stati Uniti; hanno scrirtto delle sue mostre numerose testare d’arte tra le quali: Artforum, ARTnews, il Los Angeles Times e Artweek.

 

                      

 

 

 

Camilla Boemio è una scrittrice d’arte, curatrice e teorica la cui pratica indaga l’estetica contemporanea; nel 2013 è stata curatrice associata di Portable Nation. Disappearance as work in Progress – Approaches to Ecological Romanticism , il padiglione delle Maldive alla 55.°Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, dal titolo Il Palazzo Enciclopedico; nel 2016 è stata curatrice di Diminished Capacity, il primo padiglione della Nigeria alla XV Mostra Internazionale di Architettura, con il titolo Reporting from the Front. Nell’Agosto del 2018; è stata invitata a prendere parte al progetto VVM alla Tate Exchange, una sezione che si occupa di arte, società e politica alla Tate Modern di Liverpool.

Fa parte della AICA (International Association of Arts Critics). Le sue recenti pubblicazioni sono: ROAR a cura di Rosanna Greaves e Marina Velez edito dalla Cambridge University of Arts, e As Brilliant As the Sun che ricostruisce un inedito viaggio artistico tra la California e Roma, pubblicato da Vanilla Editori.

 

 

 

 

ott 292019
 

         

dal 9 dicembre 2019 prorogata fino al 20 gennaio 2020

Davanti una giostra a Dorgali in Sardegna nel 1976, durante una festa di paese a Pineto in Abruzzo nel 1973, a San Lorenzo a Roma nel 1972 “i bambini ci guardano”. Come nel film di Vittorio De Sica che abbandona il cinema del feuilleton, anticipa il neorealismo nel 1943 per descrivere i drammi della gente comune e la condizione dell’infanzia con un capolavoro che avrebbe dato il via ad uno sguardo dal vero, quello che vedono gli occhi dei bambini fotografati da Claudio Bassi mostra la condizione di chi è privato dell’infanzia, la curiosità per la vita, il lavoro, il tempo libero ma raccontano molto di più. E come in un cinema, Claudio Bassi ci conduce in “Seconda Visione”… Titolo della mostra fotografica realizzata in bianco e nero che illumina sulla vita di una nazione e di una città come Roma, un quartiere storico come San Lorenzo, il lavoro minorile, il gioco e i tratti dei volti dei bambini allora così uguali a quelli degli adulti e così diversi da quelli che siamo abituati a vedere oggi nella società post-consumista.  Sono immagini dense di significato quelle realizzate da Bassi, fotografo e stampatore.

 

C’è il lavoro nelle sue espressioni più comuni: il calzolaio, il venditore di ferro e quello delle donne, poi c’è il Mezzogiorno e le monache “turiste per caso” nella città eterna che comprano un rosario da un ambulante. La scalinata di Trinità dei Monti fa da sfondo a una pausa di una turista stanca, a via Condotti un bambino si copre gli occhi dallo sguardo di chi cerca di penetrare nella sua anima con una Leica e un obiettivo da 50 mm, lui però non vuole essere fotografato. Ad Orgosolo in Sardegna nel 1976 Bassi fotografa i murales, mentre a Roma la sopraelevata che cambia la prospettiva della città. E poi c’è il Carcere di Santo Stefano “Reparto Ergastolo Ordinario” è scritto sui muri, e inoltre: “La libertà non si può togliere a nessuno”. Lo ha fotografato nel 1975, “Qui finisce la giustizia degli uomini, qui comincia la giustizia di Dio”, dichiara una epigrafe. A Ventotene Bassi ha immortalato in alcuni click un funerale proprio come si faceva un tempo: sono immagini di rara intensità.

Nato a Roma, nel quartiere San Lorenzo il 31 maggio 1945, Bassi fotografa col cuore. Con la sua Laica ne ha “descritto” la luce, i colori, i costumi, la storia di quello che è sempre stato magicamente il suo luogo. “Mi ero comprato la Leica con un obiettivo 50 mm, dice, e andavo in giro per Roma a fotografare in maniera semplice, riprendendo quello che vedevo attorno a me. C’erano donne, uomini e bambini che lavoravano, se poi mi addentravo nel centro storico, osservavo i turisti cercando di fotografare quanto di più bizzarro e di stravagante incontravo. Ma il filo conduttore dei miei scatti è il mondo delle persone semplici. Per questo la mostra si chiama “Seconda visione”, come al cinema: c’è la prima visione e poi noi, gente semplice che si riconosce in quello che fa, in ciò che vede attorno: è questo che ho cercato di immortalare, le persone che negli anni settanta andavano in seconda visione”.

  

 

Strano destino quello di un uomo semplice che ha incontrato con il suo lavoro i più grandi fotografi e registi di tutti i tempi…Bassi è uno dei più importanti “stampatori” dei più grandi fotoreporter internazionali, Mario Dondero, Tano D’Amico, Gianni Giansanti, Sergio Strizzi, Vezio Sabatini, Paola Agosti, Donata Pizzi, Massimo Cappellani, Gabriella Mercadini gli hanno affidato i loro scatti d’autore per scoprire il carico di ricchezza di ogni immagine, testimonianza di un artigiano della fotografia, come lui ama definirsi, consapevole che la forza dell’immagine risiede nella sfumatura dei grigi e nell’intensità del nero. Ma Bassi è uno specialista del settore che controlla le inquadrature, apporta tutti i miglioramenti possibili al negativo in camera oscura. Qualche anno fa ha pubblicato un libro fotografico con l’editore Ceribelli “Quaderno fotografico”, che riassume la sua professione, lui direbbe il suo essere artigiano della fotografia.

 

L’inizio della sua professione fa data 1961, quando il cuore gli battè forte forte perché era stato assunto come apprendista nell’agenzia fotografica Telefoto.

Da allora ha lavorato nella fotografia e nel cinema, collaborando anche con registi del calibro di  Franco Rosi, Elio Petri, Giuseppe Tornatore, Matteo Garrone, oltre che con quotidiani e riviste. Dal suo laboratorio sono passate le foto di scena del film di Roberto Benigni, La vita è bella. Le sue abili mani immerse nelle bacinelle dai sali d’argento hanno dato vita all’incanto di quelle immagini.

 

Dal 2014 collabora con Fotogramma 24 di Marco Bugionovi e Simona Bugionovi. Dove da poco è arrivata anche Francesca Oro. Tutti i suoi amici si sono stretti attorno a lui per sostenere questo progetto e Bassi li ringrazia di cuore. Ora, dal 9 dicembre 2019 e fino al 3 gennaio 2020, Bassi espone la sua opera artistica rigorosamente in bianco e nero, 70 immagini ai sali d’argento formato 13×18 montate su cartoncino bianco da Francesco Fiammeri, più tre maxi stampe del formato 40×60 con effetto pennellato, alla galleria Bruno Lisi di via Flaminia 58, che raccoglie artisti, architetti, pittori, scultori ed è un angolo di luce nel cuore di Roma. Come a via Margutta in Vacanze Romane, gli studi degli artisti appollaiati su una scalinata ospitano dipinti, sculture, fotografie opere d’arte, una nicchia nascosta tra i Palazzi romani dove si produce arte e si crea bellezza.

Anche la scelta della location è per Bassi sintesi di una vita dedicata all’arte e all’amore per la fotografia.