nov 102022
 

19 novembre  – 22 dicembre 2022

in collaborazione con  Galleria Tiziana di Caro, Piazzetta Nilo, 7 - Napoli

Simona Weller : Memorie dal passato

 

 

La mostra si compone di una serie di acquerelli su carta realizzati dall’artista a partire dal 2007. Il tema del “dipingere con le parole” ha connotato la sua ricerca fin dall’inizio, diversificandosi per stile a seconda del periodo.

Le parole sono scelte per la loro brevità e il loro particolare contorno, ma la natura di questi lavori ha una radice molto intima. Essi infatti sono legati a suggestioni nate dal ricordo di esperienze  familiari. Osservando i quaderni dei suoi figli Weller ne coglie la bellezza estetica, l’innocenza, la purezza e ne prende atto realizzando a sua volta delle carte organizzate proprio come quelle pagine scritte dai suoi bambini. L’artista ricorda il tratto della scrittura infantile facendo una riflessione non sul segno bensì sulla struttura dell’insieme, sull’aspetto formale del complesso delle parole che si distribuiscono sul foglio bianco. Alcuni dei versi che scrive sono inediti, altri di poeti come Giuseppe Ungaretti, del quale cita alcuni versi presi dal ciclo “Allegria di naufragi”. In queste opere Weller disegna le righe proprio come in un quaderno; queste la aiutano a disegnare  le parole, gli scarabocchi, i segni, e gli elementi di una scrittura elementare che distribuiti sul foglio rimandano ai quaderni che ognuno di noi ha scritto da bambino.

L’essenzialità dell’aspetto formale è enfatizzata dall’intensità del contenuto lirico in una composizione che non è semplicemente da guardare, ma anche da leggere. Alla riflessione poetica, si affianca quella diaristica, ma anche l’elemento esistenziale attraversa queste carte definendosi con grande semplicità e al contempo altrettanta efficacia.

 

Simona Weller è una pittrice nata a Roma nel 1940. Vive e lavora a Calcata (VT). La sua ricerca pittorica è da sempre affiancata da scrittura sia saggistica che letteraria.

Si diploma all’Accademia di Belle Arti con Ferruccio Ferrazzi e Mario Mafai. Dagli anni Sessanta si dedica assiduamente alla pittura e alla scrittura. Nel 1970 comincia ad insegnare discipline pittoriche.

Nel 1973 esordisce alla Quadriennale di Roma con grandi tele di pittura-scrittura. Nel 1976 pubblica il primo saggio italiano sulle artiste del XX secolo con il titolo: Il Complesso di Michelangelo.

Nel 1978 è invitata alla Biennale di Venezia e alla Biennale di San Paolo del Brasile. Tra le mostre più recenti ricordiamo: nel 2017, Magma, Body and Words in Italian and Lithuanian Women’s Art from 1965 to the Present, nel 2018, Il soggetto Imprevisto. 1978, Arte e Femminismo in Italia”, ai Frigoriferi Milanesi, nel 2022 “Ri-Materializzazione del Linguaggio, 1978-2022” alla Fondazione Antonio Dalle Nogare di Bolzano.

                 

 

 

 

 

set 262022
 

8/31 ottobre 2022

diciottesima edizione della Giornata del Contemporaneo – AMACI

Betty Danon, 1969 – 1979

 

 

 

La galleria Tiziana Di Caro inaugura una personale di Betty Danon, intitolata 1969 – 1979, la prima di una serie di mostre che saranno realizzate in collaborazione e ospitate a Roma da AOCF58, in via Flaminia 58, sabato 8 ottobre 20220 dalle ore 18:00 alle 21:00.

La mostra personale di Betty Danon è il risultato di una ricerca costante realizzata in stretta collaborazione con l’Archivio Danon di Osnago e raccoglie opere prodotte a partire dal 1969, anno in cui si fa risalire il primo collage mai realizzato. Danon era nata a Istanbul nel 1927. Nel 1956 si era trasferita a Milano dove ha vissuto il resto della sua vita.

Negli anni Sessanta segue una terapia junghiana e il testo “L’uomo e i suoi simboli” rappresenta il primo importante punto di riferimento per la sua produzione. Betty Danon elabora vere e proprie rappresentazioni cosmico – simboliche attraverso il collage, ritagliando e sovrapponendo, accostando e intersecando cartoni di diversi colori.

Nella dichiarazione di poetica che scrive nel 1972 si legge che il cerchio è “archetipo magico, eterno perfetto totale assoluto”.

Successivamente il cerchio si spezza per diventare “ombra-luce, conscio – inconscio, yin e yang”. Allo scomparire del cerchio subentra il quadrato, quindi il mandala che in sé rappresenta il cosmo attraverso la dialettica degli opposti.

Dopo una breve parentesi pittorica Betty Danon torna al collage riciclando scarti di nastro adesivo macchiati dai residui di acrilico grigio-celeste, che in precedenza erano stati utilizzati per tracciare le linee nei dipinti. Ne risultano opere in cui nell’alternarsi di segmenti paralleli sembrano intravedersi piccole porzioni di cielo: le “finestre di cielo” sono opere in cui la mimesi tra arte e realtà è generata attraverso un processo di casualità, che ben collima con l’intento dell’artista, il cui lavoro è oramai soggetto a un processo di astrazione che diverrà sempre più estremo.

“Col passare del tempo i due simboli, il cerchio e il quadrato, si assottigliano sempre più, finché del cerchio non rimane che il centro e del quadrato soltanto il lato: si riducono a punto e linea, due ele-menti minimalisti che mi adotteranno. Mi diverto a ridurre tutto a punto e linea. Per esempio modifico un nome proprio fino a ridurlo a “punto e linea”, là dove tutti i nomi si rivelano praticamente uguali, proprio come tutta la materia che li compone è riconducibile a pochi elementi essenziali”.

La teoria del PUNTO-LINEA converge in un libro d’artista del 1976,, per poi svilupparsi in quella che sarà la sua produzione più nota. Il punto e la linea sono infatti gli elementi cardine della scrittura musicale e infatti le “Partiture astratte” saranno il primo punto di arrivo di questa ricerca, che partendo dalla geometria, tende a rarefarsi sino a voler rappresentare il suono.

Le partiture astratte sono la sintesi di una fissità geometrica data dalle linee del pentagramma e la fantasia lirica resa attraverso un’esperienza gestuale fatta di movimenti veloci, precisi e al contempo vivaci. “Erano simulacri di scritture tracciate sul pentagramma, che si presentavano con una certa fluidità e apparente coerenza. Le consideravo come una manifestazione di una dinamica interiore, spontanea e assolutamente inimitabile”. (Betty Danon)

Ha lasciato volontariamente, negli anni ’80, i circuiti artistici convenzionali per condividere il suo lavoro con artisti di tutto il mondo attraverso Mail Art.