feb 142025
 

dal 3 marzo al 21 marzo 2025

Inaugurazione:  lunedì 3 Marzo 2025, dalle 18,00 alle 20,30

 

 

 

Nafasa cura di Camilla Boemio, è la prima mostra romana dell’artista malesiano Kamal Sabran.

La parola “Nafas”, che in malese significa respiro, è profondamente simbolica e stratificata nel significato. Rappresenta la vita, il movimento, il ritmo e le forze invisibili che sostengono l’esistenza. Come titolo, “Nafas” è potente nella sua semplicità, ma espansivo nella sua interpretazione. È una connessione tra la natura e l’esperienza umana.

Il respiro è anche un atto di ricordo. I video dell’artista catturano il polso di paesaggi che esistono da tempo, ma che sono in continua evoluzione, come ricordi trasportati dal vento o il respiro silenzioso della terra in attesa di rinnovamento.

Sabran è stato uno degli artisti presentati nella mostra Pera + Flora + Fauna. The Story of Indigenousness and The Ownership of History, evento ufficiale collaterale della 59a edizione della Biennale di Venezia, nel 2022, commissionato da PORT e dal Governo dello stato di Perak, Malesia.

 

La mostra si compone di due lavori video: Ssegar Angin, presentato la prima volta alla Biennale di Venezia nel 2022 e Bendang, video inedito.

Proprio come il respiro sostiene la vita, Ssegar Angin e Bendang esplorano l’interconnessione dell’esistenza umana con la natura. L’aria mutevole, i campi ondeggianti e i sottili cambiamenti di luce e consistenza ci ricordano che tutto respira insieme in armonia.

In Ssegar Angin, il regista Sabran evoca un fluido arazzo in movimento, composto dal suono e da un rituale ancestrale, una performance che trasporta dolcemente lo spettatore lungo le correnti del fiume Perak a Ipoh, a Perak, in Malesia. L’opera non è semplicemente girata in esterni; nasce dalla superficie riflettente e in continuo cambiamento dell’acqua e dallo spirito senza tempo delle tradizioni curative malesi.

Sullo sfondo dei ritmi fluidi del fiume Perak, Ssegar Angin cattura sia la dimensione fisica che quella simbolica della natura. L’acqua increspata diventa uno specchio di trasformazione interiore, un palcoscenico vivente in cui gli elementi vengono reinventati come agenti di guarigione. Questa connessione con il mondo naturale è parte integrante dell’intento della performance, suggerendo che il restauro e il rinnovamento sono parte del paesaggio tanto quanto lo spirito umano.

La seconda opera proiettata, Bendang, si dispiega come un’odissea evocativa nell’anima dei campi di riso di Ipoh, dove le forze elementari della terra e dell’aria si fondono con l’antico battito del rituale culturale. Diretto da Kamal Sabran e in collaborazione con la coreografa Aida Redza, questo spettacolo trascende i confini convenzionali, fondendo movimento, spazio e suono in un’opera d’arte viva e pulsante.

La coreografia di Aida Redza è un dialogo luminoso tra fluidità e precisione. Ogni gesto, sia spontaneo che meticolosamente raffinato, riecheggia la cadenza senza tempo della natura stessa. Il suo stile di movimento, caratterizzato da una sorprendente miscela di vulnerabilità e forza, trasforma il corpo umano in un veicolo di espressione, catturando i momenti effimeri tra terra e cielo. Nelle sue mani, il palcoscenico diventa una tela su cui convergono i sussurri del passato e gli impulsi del presente, evocando ricordi di riti ancestrali e rituali di guarigione che hanno a lungo sostenuto il nostro spirito culturale.

A sostenere questa poesia cinetica c’è un paesaggio sonoro sperimentale ancorato all’armonium. I suoi droni risonanti, reinventati attraverso un’innovativa manipolazione sonora, creano un arazzo uditivo che è tanto inquietante quanto trasformativo. Il timbro meditativo dell’armonium permea l’atmosfera, tessendo un dialogo sottile, ma implacabile, con le fasi coreografiche. È un suono che ronza con il misticismo della tradizione, ma pulsa con un tocco contemporaneo: un ponte sonoro che collega i ritmi terrestri dei campi di Ipoh con la vasta distesa della coscienza interiore.

Ambientato tra i vasti campi di riso di Ipoh, Bendang è sia un omaggio, che una reinvenzione del patrimonio culturale malese. La visione registica di Sabran trasforma il paesaggio in un partecipante vivente della performance, impregnando l’ambiente naturale di risonanza simbolica. Qui, i campi non sono semplicemente uno sfondo; sono narratori attivi che raccontano i cicli di crescita, decadimento e rinnovamento, una metafora dell’eterno viaggio dello spirito umano.

In Bendang, ogni movimento e nota diventano una meditazione della trasformazione. L’opera è un invito ad arrendersi al potere curativo dell’arte, una chiamata a riconnettersi con le energie primordiali che plasmano il nostro mondo e a risvegliare le forze dormienti dentro di noi. Attraverso questa sintesi di poesia visiva e suono sperimentale, la performance emerge come un rituale luminoso di rinascita, dove tradizione e innovazione si fondono in una danza che è senza tempo, ma anche urgentemente contemporanea.

 

 

Graphic design: Gabriele Mizzoni

Ringraziamenti:  la cantina Le Caniette

Inaugurazione:  lunedì 3 Marzo 2025, dalle 18,00 alle 20,30

Periodo: dal 3 marzo al 21 marzo 2025

Orario: dal martedì al venerdì 17,00 alle 19,30

 

 

Biografia

Kamal Sabran è un ricercatore multidisciplinare visionario la cui pratica creativa attraversa i le sfere del suono, della musica, della tecnologia e delle scienze della salute. Il suo lavoro è una fusione di tradizione e innovazione. Da visionario, l’artista re-immagina gli strumenti musicali tradizionali malesi e i rituali di guarigione attraverso una lente contemporanea e sperimentale. Come docente senior presso l’USM, Kamal porta un profondo rigore accademico alla sua pratica, esplorando il potenziale terapeutico degli interventi basati sull’arte che arricchiscono il benessere mentale e la funzione cognitiva.

Kamal Sabran è fondatore dello Space Gambus Experiment, un collettivo d’avanguardia di sound art, e della Ipoh Experimental Art School, che amplia i confini dell’espressione creativa. I suoi progetti di collaborazione con ospedali, università e istituzioni culturali esemplificano la sua dedizione all’uso dell’arte come catalizzatore per la guarigione, la conservazione culturale e l’innovazione.

Nel 2015, è stato scelto per frequentare la residenza 18th Street Art Center, a Santa Monica, negli Stati Uniti. Tra i progetti interdisciplinari rivoluzionari, annoveriamo: Totsu-Totsu Dance Research, sostenuto dal Governo del Giappone (2022); Music for Mental Health, in collaborazione con Langdon Hospital, Inghilterra (2021); Sound-Dance for Dementia Patients, finanziato dal Japan Foundation Grant (2020); The Healing Art Project, sostenuto dal Ministero delle Comunicazioni della Malesia (2020). Tra i premi ricevuti, il recente Jury Grand Prix24th Shanghai International Film Festival, per avere realizzato la colonna sonora del film Barbarian Invasion (2021).