giu 062021
 

dal 21 giugno al 20 luglio 2021

A cura di    Camilla Boemio

Easton Nights è la personale del fotografo americano Peter Ydeen, la cui selezione delle immagini mira a evidenziare una narrazione dalle tante sfaccettature.

Ydeen è conosciuto perché ritrae i paesaggi urbani, con la sua abilità celebra la complessità e la bellezza del mondo. La serie Easton Nights è iniziata nel 2015 come esercizio di fotografia notturna, ispirata principalmente agli scatti poetici di George A.Tice. L’esercizio si è ben presto trasformato in un’ossessione, nella scoperta di un mondo ovattato nel quale il paesaggio si rivela in tutta la sua capacità evocativa. Il sublime incontra la geometria degli agglomerati, delle strade, degli scorci immortalati fondendosi con l’illuminazione stradale, svelandoci poco a poco una nuova prospettiva.

La notte ha le sue regole visive, la sua gamma di colori, e la sua presenza eterea, artefatta nella quale prendono forma scenari inediti. L’ambiente artificiale prende forma mostrando eleganza, mistero che spesso durante il giorno non ha, i riflettori notturni isolano e minimizzano ciò che vediamo svelandoci un palcoscenico lirico.

Questa visione incarna il tessuto americano, fa parte di quell’atlante nel quale si può comporre l’immagine visiva degli Stati Uniti; almeno sono un suo prezioso contributo nel quale possiamo immaginare come sia oggi l’America. È una storia su Easton, sulla Lehigh Valley, una storia sulla Pennsylvania, una storia sulle città di provincia americane. Per centinaia di ore, vagando per le strade silenziose, Ydeen è riuscito a fare emergere e a raccontare i mondi invisibili che si presentano, attraverso la sua macchina fotografica, come luoghi allo stesso tempo surreali, romantici e magici, nei quali l’intimità si mischia allo stupore della meraviglia inaspettata.

Sono anche semplici scorribande notturne nelle quali è riuscito a realizzare lavori di rara intensità estetica. La seduzione della fotografia emerge in questa serie, nella quale si avvicendano contaminazioni con il cinema, l’architettura.

“Easton Nights è una sospensione temporale, un margine di analisi nel quale la frontiera urbana prende una forma onirica, irradia melanconie nascoste nelle quali prendono vita insolite nature morte, agglomerati dimenticati, la vegetazione incolta, tombini, serrande e macchine, segnali apocalittici, piccole barche ancorate nei giardini, strane statue di animali, case dell’ottocento che ricordano frames di film famosi, strade che portano in un confine labile nel quale la fantasia e la realtà convergono.

Sono narrazioni di inizi di storie, fine di storie, con una laconica ritmica gradazione nella quale la luce fa da padrone. Ogni immagine è una poesia nella quale convergono i ricordi intimi, le situazioni significanti o totalmente insignificanti, e scorci di luoghi solitari. Sono racconti nel racconto che svelano l’animo del fotografo; un cercatore errante, un poeta sedotto dall’immagine che evoca lirismo.”

     

 

 

Peter Ydeen ha frequentato lo Skowhegan School dedicandosi alla pittura e alla scultura, i cui corsi sono stati tenuti da Judy Pfaff, Francesco Clemente, Martha Diamond e William Wegman.

Ha esposto in numerose mostre personali e collettive negli Stati Uniti e in Europa; tra le quali ricordiamo: alla LACDA a Los Angeles; alla Black Box Gallery a Portland, nell’Oregon; a Parigi; al Lancashire Great Britain; al Littlefield Performance Center di Brooklyn, a New York; al Copenhagen Photo Festival; a Londra; al Susquehanna Art Museum di Harrisburg in Pennsylvania.

Il prossimo anno esporrà alla Colorida Gallery a Lisbona, in Portogallo.

     

 

 

Camilla Boemio è una scrittrice d’arte, curatrice di ricerca la cui pratica indaga l’estetica contemporanea. Osserva il ruolo svolto dall’attivismo politico, e dalle forme di socializzazione influenzate dai media e dall’immagine in movimento; è associata all’AICA (International Art Critics). Con questa mostra la curatrice celebra il suo ritorno alla fotografia; dopo avere curato negli anni varie mostre di ricerca sulla fotografia in gallerie romane, tenuto interventi per il noto festival Britannico FORMAT al museo Quad di Derby, e curato My Vietnam per la XIII edizione di FOTOGRAFIA. Festival Internazionale di Roma, al MACRO Museo D’Arte Contemporanea Roma.

 

La grafica degli inviti e del materiale realizzato per la mostra, è curata da Gabriele Mizzoni.

 

On line saranno presenti approfondimenti.

 

L’AOC F58 è costituita da un gruppo di artisti e architetti, attualmente sette che, oltre alla normale attività di atelier, autogestiscono uno spazio comune dedicato a mostre, installazioni ed eventi, secondo una tradizione ben consolidata dei luoghi. Questa attenzione verso l’esterno, che comporta una costante attività di promozione culturale anche fuori dai circuiti tradizionali, inizia nel 1988 e tutt’oggi prosegue come obbiettivo centrale del gruppo, cui si accompagna un’opera di rivisitazione e testimonianza delle molte presenze artistiche che si sono qui avvicendate negli anni.

 

 

AOCF58 – Galleria BRUNO LISI garantisce l’osservazione delle norme igienico-sanitarie, in seguito all’emergenza pandemica da Covid-19. È obbligatorio l’uso dei dispositivi di protezione individuale, l’igienizzazione delle mani, il mantenimento della distanza di sicurezza. Gli ingressi sono contingentati e la mostra è accessibile solo tramite prenotazione. Si prega di inviare una e-mail all’indirizzo aocf58@virgilio.it.

 

  • l’accesso alla Galleria è consentito solo con mascherina che copra completamente il viso e la bocca per tutta la durata della visita;
  • l’accesso alla Galleria sarà consentito solo a 3 persone alla volta e all’interno della galleria sarà necessario mantenere la distanza di sicurezza minima di 2 metri e evitare assembramenti, a meno che non si tratti di un nucleo familiare.

 

mag 142021
 

dal 7 al 20 giugno 2021

A cura di   Camilla Boemio

 

 

Raid è un progetto di ricerca iniziato l’anno scorso con la personale di Jérôme Chazeix: The coat of hipness (materiali velati), curata per il calendario di Altaroma. La mostra pensata per la AOC F58- Galleria Bruno Lisi rimanda alle arti tessili e alle pratiche partecipative. Una nuova estetica evidenzia una ricerca fervida dell’utilizzo del tessile aprendo la discussione ad una rinnovata analisi del linguaggio nelle sue forme più ibride ed attente al tessuto sociale.

Raid mette in dialogo la pratica degli artisti Maria Elisa D’Andrea e Greig Burgoyne. Presentandosi come uno specchio, la mostra rifletterà diverse sfumature del linguaggio d’arte, in un rimando atemporale nel quale l’installazione e il video consentono prospettive di pensiero sperimentali.

 

La ricerca di Maria Elisa D’Andrea abbraccia metodi non convenzionali e un’attenta sperimentazione dei materiali, esplorandone i vari stati di esistenza formale e allegorica. I suoi soggetti sono tratti da narrazioni personali e fonti relative alla storia e alla mitologia, riflettendo l’interesse dell’artista per la filosofia, l’antropologia e il pensiero contemporaneo.

Ogni disegno e/o dipinto su carta, come le sue opere tessili, sono il risultato di tecniche altamente virtuosistiche che spesso richiedono lunghi periodi di tempo (e pazienza) per essere eseguite. Le opere nascono da esperienze personali, visioni e sensazioni che portano a immagini iconiche e riflessioni imperniate sulla simbologia femminista; ognuna è come un amuleto carico di fervore devozionale. Nel catturare il ciclo di vita della natura, D’Andrea allude al potere della memoria e all’inevitabilità dei cicli della vita.

      

Il significato dell’opera Cieloterra - Terracielo riguarda la memoria personale e la testimonianza di una civiltà contadina radicata nella natura. L’installazione site-specific è composta da stelle di lana e cotone lavorata all’uncinetto, di cui alcune ricamate con perline in pasta di vetro. Come descrive la curatrice: “Sono fantasie scarne e precise, guidate da necessità interiori, e implicano indagini su argomenti antropologici, sia allettanti che inquietanti. L’intensa attenzione dei materiali è parte computabile per perseguire questa direzione. Le sue installazioni, e il modo di realizzarle, hanno implicazioni tanto semplici quanto complesse, riuscendo a coinvolgere lo spettatore in modi impliciti e letterali”.

In dialogo con l’installazione sarà presentato il video di Greig Burgoyne.

 Il lavoro è un documento della sua performance, realizzata nel 2016 nella cella di una prigione. L’artista lavora con la futilità e l’estasi insiti nella resistenza, in questo particolare caso con un frustrante sforzo di fai-da-te – è alle prese con il tentativo di nascondere una sua limitazione –, andando al di là della letteralità della cella della prigione, avvicinandosi piuttosto alla realtà della condizione umana. Una realtà che rimanda al saggio Le mythe de Sisyphe. Essai sur l’absurde di Albert Camus, al Processo di  Kafka ma anche a una realtà attuale amara scaturita dal confinamento per contrastare il Covid-19 e dagli effetti causati dall’isolamento forzato. Secondo Boemio: “Se inizialmente sembrano essere azioni senza senso, nel momento nel quale le osserviamo con attenzione incarnano esteticamente la disperazione di vivere; il destino comune dell’uomo. L’artista medium diventa colui che si immedesima nel sopportare il peso dell’esistenza”.

           

 

 

Bio artisti:

Maria Elisa D’Andrea (Udine, 1973) si è laureata all’Accademia d’Arte di Venezia. Ha esposto in mostre personali e collettive; tra le quali: la Biennale Italia – Cina a Torino; INDEPENDENTS5 con la curatela di AAC Platform a Verona Art Fair nel 2014; alla Pinacoteca Moretti di San Severino Marche; al Museo Civico Sant’Antonio di Cascia, nel 2015. La pubblicazione Nel Cerchio della Madre curata da AAC Platform con l’editore Narcissus presenta la sua ricerca e i documenti della mostra Nel Cerchio della Madre al Museo Civico Sant’Antonio. Nel 2013 è stata insignita del Premio Arte Laguna nella sezione Open. Nell’inverno del 2020 è stata scelta per il pop-up solo show curato da AAC Platform all’interno del progetto PurpleWindowGallery (Chicago, 2020). E’ tra gli artisti presentati nel volume As Brilliant As the Sun pubblicato da Vanillaedizioni.

 

Greig Burgoyne (Glasgow, 1971) ha studiato presso la Hoschüle Für Angewandte Kunst di Vienna e al Royal College of Art di Londra (MA Painting 1994). La sua è una pratica ampia che coinvolge il disegno site-specific attraverso performance e installazioni. Unisce materiali spesso recuperati nelle vicinanze del luogo del progetto, con strategie processuali, basate sulla generazione di una condizione di divenire, traduzione e flusso; la creazione di un luogo di esperienza piuttosto che un mero set. Ha esposto ampiamente in Europa sin dalla laurea al Royal College. Commissioni recenti e performance includono: Expect the Unexpected presso The Lowry Manchester (con Yoko Ono, Martin Creed e John Baldessari) e Brief Encounters, the Edinburgh Arts Festival; e The First Night of Experimental Boredom, Lodge 222 Dordrecht, Holland, 2019; The One Who Was Standing Apart From Me at Mart Gallery, Dublin 2018; Celui Qui Ne M’Accompagnait Pas, Médiatèque Du Moulle, France 2018; Yellow Brick Road 1 & 2, P/ROPS Nest Space, Ghent, Belgium 2018; PIER DIG at ARTWalk Porty, Edinburgh 2018; Restless Linings at Wimbledon Space London 2018; OK-NO, La Confection Idéale, Tourcoing, France 2018, and Breathing Space with La Verita Dance Company,Centre Culturel, Balavoine, France.

 

Camilla Boemio è una scrittrice d’arte, curatrice di ricerca la cui pratica indaga l’estetica contemporanea. Osserva il ruolo svolto dall’attivismo politico, e dalle forme di socializzazione influenzate dai media e dall’immagine in movimento; è associata all’AICA (International Art Critics). I recenti progetti curatoriali includono la mostra Jérôme Chazeix: The coat of hipness (materiali velati) nel calendario di Altaroma2020, da Label201 (2020); e la mostra Marc Trujillo: Fast da AOC F58 – Galleria Bruno Lisi, a Roma (2020).

Nel 2016 è stata la curatrice di Diminished Capacity, il primo padiglione nazionale della Nigeria alla XV Mostra Internazionale di Architettura La Biennale di Venezia, con il titolo Reporting from the Front; nello stesso anno ha partecipato con una lecture a The Social (4th International Association for Visual Culture Biennial Conference) organizzato alla Boston University nel Massachusetts.; nel 2013 è stata curatrice associata di Portable Nation. Disappearance As Work in progress – Approaches to Ecological Romanticism, il padiglione nazionale delle Maldive alla 55 Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, dal titolo Il Palazzo Enciclopedico. Nel 2018, ha preso parte al progetto Venice Vending Machine alla Tate Liverpool. Un suo saggio si trova nella pubblicazione ROAR edita dalla Cambridge School of Art, che esplora come le strategie artistiche ed estetiche affrontino i concetti di sostenibilità; e il suo recente volume As Brilliant As the Sun pubblicato da Vanilla edizioni ricostruisce un viaggio nelle pratiche artistiche della California e intorno alla città di Roma creando un legame tra due luoghi d’arte accomunati da analogie e contraddizioni.

 

AOCF58 – Galleria BRUNO LISI garantisce l’osservazione delle norme igienico-sanitarie, in seguito all’emergenza pandemica da Covid-19. È obbligatorio l’uso dei dispositivi di protezione individuale, l’igienizzazione delle mani, il mantenimento della distanza di sicurezza. Gli ingressi sono contingentati e la mostra è accessibile solo tramite prenotazione. Si prega di inviare una e-mail all’indirizzo aocf58@virgilio.it.

 

  • l’accesso alla Galleria è consentito solo con mascherina che copra completamente il viso e la bocca per tutta la durata della visita;
  • l’accesso alla Galleria sarà consentito solo a 3 persone alla volta e all’interno della galleria sarà necessario mantenere la distanza di sicurezza minima di 2 metri e evitare assembramenti, a meno che non si tratti di un nucleo familiare.